• Ente di Formazione Accreditato dalla Regione Lazio determina n. G10445C
  • Ente accreditato presso l'Ordine Nazionale dei Giornalisti come Ente Terzo Formatore
  • Ente iscritto all’Anagrafe Nazionale delle Ricerche del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca con n. 001374_ALTR
 

Dizionario

E’essenziale utilizzare una semantica comune quando si affrontano temi importanti e delicati come quelli presenti su questo sito. Questa operazione, per quanto riguarda la criminologia, risulta molto complessa, perché la documentazione esistente, di carattere scientifico e divulgativo, molto frequentemente non utilizza un "vocabolario comune”. Per questo, qui troverai un elenco dei termini più indicativi accompagnati dal loro significato, la cui redazione è stata curata dalla Dr.ssa Rita Giorgi, responsabile scientifico del Centro per gli Studi Criminologici.

 

Abitualità criminosa

 Artt. 102 ss., 133 c.p. È la condizione personale di chi con la sua persistente attività criminosa dimostra di avere acquistato una notevole attitudine a commettere reati. Si tratta di una forma specifica di pericolosità sociale. Il legislatore ha previsto due specie di Abitualità criminosa: a) l’abitualità presunta (art. 102 c.p.) che si ha quando il reo è stato condannato alla reclusione in misura superiore complessivamente a cinque anni per tre delitti non colposi, della stessa indole, commessi non contestualmente entro dieci anni, e riporta un’altra condanna per un delitto non colposo, della stessa indole e commesso entro i dieci anni successivi all’ultimo dei delitti precedenti; b) l’abitualità ritenuta dal giudice (art. 103 c.p.) si ha quando il reo, condannato per due delitti non colposi, riporta un’altra condanna per delitto colposo se il giudice, tenuto conto della specie e gravità dei reati, del tempo entro il quale sono stati commessi, della condotta e del genere di vita del reo e delle altre circostanze indicate dal cpv. dell’art. 133, ritiene che il colpevole è «dedito al delitto». Rispetto alle contravvenzioni poi, l’abitualità non è mai presunta, ma deve essere dichiarata dal giudice, allorché un soggetto, dopo essere stato condannato alla pena dell’arresto per tre contravvenzioni della stessa indole, riporti condanne per un’altra contravvenzione, anche della stessa indole e venga, perciò, considerato dedito al reato (art. 104 c.p.). (Dizionari Simoni on line)

Abnorme psichico 

Si designano “Abnormi psichici” quegli individui che per la loro personalità, o per certe loro modalità di condotta, presentano aspetti che non sono “malattia”, quanto piuttosto tipiche espressioni di “variabilità individuale”. Si tratta di condizioni in cui alcuni tratti di personalità, in particolare il carattere e la reattività, sono troppo lontani da ciò che è ritenuto normale ed accettabile. Sono distinguibili due condizioni: A) Quelle che entrano nel concetto di “personalità psicopatica” B) Quelle che si collocano nell’ambito delle “reazioni psicogene abnormi” Parametri in comune: - Evidenziabili dal comportamento più che dalla psiche - Inadeguate rispetto al comune Parametro di “normalità” - Comportano una valutazione non tanto “tecnica”, quanto piuttosto “di valore”rispetto al sociale (Ponti,1973) Abnorme psichico “Abnorme” è quell’individuo che emette condotte che si discostano dalle risposte comportamentali di solito emesse dai più (Personalità psicopatiche e reazioni abnormi), oppure si difende con una sintomatologia che i più non utilizzano per affrontare i problemi dell’esistenza (Personalità nevrotiche). La diagnosi andrà posta sull’eventuale presenza di determinati comportamenti problematici o di determinati sistemi difensivi, non su presunte qualità o connotazioni intrinseche del soggetto. In base alla condotta (amoralità, ipertimia, impulsività, etc.) od al sintomo prevalente (fobie, ossessioni, conversioni, etc.), si porrà la diagnosi rispettivamente di Psicopatia: Amoralità - Ipertimia - Labilità - Impulsività - Immaturità - Disforia - etc. oppure di Nevrosi: Fobie - Ossessioni - Depressione - Conversioni - etc. (Fornari, 1989)

Abolizionismo carcerario

E’ una corrente che prende le mosse dalle ben note censure, già degli anni ’60, contro le “istituzioni totali”, contro il loro effetto disumanizzante, stigmatizzante e addirittura criminogeno, e contro l’identificazione della sanzione penale esclusivamente con la reclusione in carcere.
Fonte: Gianluigi Ponti, Compendio di Criminologia, quarta edizione, 1999. (Ricerca curata da Cristina Maria Leoni)

Abolizionismo Penale

Il suo più noto esponente è il norvegese Christie, il quale, coll’affermare che la pena è dolore e che occorre “ridurre al minimo il bisogno cosciente di infliggere sofferenza legale per esigenze di controllo sociale” (Christie, 1981), propugna la soppressione non solo del carcere, ma di ogni tipo di pena e, conseguentemente, dell’intero sistema della giustizia penale. Le correnti abolizioniste, che si sono ispirate a questo autore, esordiscono col ritenere l’inutilità di tale sistema, negandone la deterrenza e qualsiasi altra finalità positiva.
Fonte: Gianluigi Ponti, Compendio di Criminologia, quarta edizione, 1999. (Ricerca curata da Cristina Maria Leoni)

Abuso sessuale

Per abuso sessuale si intende il coinvolgimento di un minore in atti sessuali che presuppongono sempre violenza, lo sfruttamento sessuale di un bambino o adolescente dipendente e/o immaturo sul piano dello sviluppo, prostituzione infantile e pornografia. Le manifestazioni dell’abuso sessuale sono: atti di libidine occasionali (carezze, esibizionismo, ecc.), atti di libidine reiterati, violenza sessuale assistita, induzione alla visione di materiale pornografico, rapporti sessuali (genitali, anali, orali), avvio alla prostituzione, utilizzo del bambino per la produzione di materiale pornografico. (Filisetti, Carini et Al. 2003)

Acting-out (passaggio all’atto)

Meccanismo messo in luce dalla psicoanalisi e tipicamente collegato alla immaturità affettiva. Rappresenta una modalità impulsiva di comportamento mirante a risolvere l’ansia, e particolarmente l’ansia derivante da eccesso di frustrazione, con una condotta anomala: molti comportamenti criminali, specie nei giovani, assumono il significato di azioni realizzate come compenso di gravi carenze affettive o materiali. L’acting-out criminoso si caratterizza per il fatto che il reato non appare in relazione a motivi o scopi normali e coscienti (lucro, vendetta, ecc.), ma rappresenta una “scarica” o un “sollievo” da una tensione emotiva riferibile a conflittualità o frustrazione. Questo meccanismo non è solo all’origine di reati di tipo aggressivo, ma può concretarsi anche, ad esempio, in furti commessi per liberarsi da tensioni interiori.
Fonte: Gianluigi Ponti, Compendio di Criminologia, quarta edizione, 1999. (Ricerca curata da Cristina Maria Leoni)

Adattamento

(In Biologia) Fenomeno per cui gli organismi si adeguano alle condizioni ambientali in cui vivono o in cui vengono a trovarsi modificando le proprie funzioni e talora anche la propria struttura. (Rita Giorgi)
(In Medicina)Sindrome generale di adattamento è la reazione di un organismo a uno stimolo dannoso, meccanico o patologico, con l'emissione di quantità adeguate di ACTH e di ormoni delle ghiandole surrenali. (Rita Giorgi)
(In Psicologia) Processo attraverso cui un individuo si adegua all'ambiente (fisico e sociale), modificando i propri schemi di comportamento (adattamento passivo) od operando sull'ambiente stesso per trasformarlo in funzione delle proprie necessità (adattamento attivo). Va comunque osservato che non si tratta di due modalità alternative di adattamento, ma di due processi mutuamente integrati e interdipendenti. L'adattamento viene inteso da J. Piaget in termini di equilibrio tra l'individuo e l'ambiente. (Rita Giorgi) 
(sindrome generale di..) La sindrome generale di adattamento (osservata dal Selye, nel corso di alcuni esperimenti) è una modalità di reazione dell'organismo in risposta a stimoli di varia natura (fisici, chimici, biologici), caratterizzata essenzialmente dall'attivazione del sistema ipofisi-surrene (reazione agli stress). Tale reazione di difesa dell'organismo è finalizzata all'adattamento, ma se risulta inadeguata o non efficiente può costituire la premessa per lo sviluppo di determinate malattie. (Rita Giorgi)

Adozione dei Minori

L'Adozione è un rapporto di filiazione giuridica che si realizza tra soggetti che non hanno legami biologici e conferisce al minore abbandonato lo stato giuridico di figlio legittimo dei genitori adottivi; questo comporta nel contempo la cessazione dei suoi rapporti con la famiglia di origine. (Stato e Società-Dizionario di educazione Civica-La Nuova Italia - 1998)

Aggressività

(In Psicologia) E' la tendenza a soddisfare i propri bisogni entrando in competizione con altri individui. (Rita Giorgi)
(In Psicoanalisi ) L'aggressività è elemento costitutivo di fantasie e comportamenti tesi alla distruzione di sé o degli altri. (Rita Giorgi)
(In Etologia ) E' l'insieme dei comportamenti che tendono alla difesa del territorio, al successo riproduttivo e al raggiungimento della preda. (Rita Giorgi)
(In Sociologia) A) Aggressività maligna o distruttiva. Propria dell’uomo, non è istintuale ma dipende dalla struttura sociale, è appresa attraverso i rapporti interpersonali e da questi sostenuta, venendo a far parte della cultura delle diverse società. Non è rivolta alla conservazione degli interessi biologici vitali ma è frutto della più evoluta e complessa organizzazione sociale tipica dell’uomo. (E. Fromm, 1975) B)Aggressività benigna-difensiva: Comune a tutte le specie di animali superiori, è un impulso istintuale programmato verso l’attacco o verso la fuga quando sono in gioco gli interessi biologici vitali, aggressività pertanto non necessariamente nociva e che non minaccia ma anzi favorisce la sopravvivenza della specie. (E. Fromm, 1975)

Alcolismo

Si denomina alcolismo, o etilismo, l’abuso di bevande alcoliche. Mentre l’uso moderato di alcol, anche se protratto, non comporta importanti danni, assai diversi sono gli effetti della intossicazione acuta e di quella cronica, a livello fisico, psichico e comportamentale. Le bevande alcoliche rappresentano da noi le sostanze voluttuarie più diffuse e, nonostante l’importanza sociale del fenomeno, è tollerato o addirittura stimolato il loro consumo. D’altra parta le bevande a contenuto alcolico sono profondamente radicate nelle abitudini alimentari, nelle consuetudini sociali e nella ritualità di quasi tutte le culture: oltre che essere un quasi obbligatorio integrativo dell’alimentazione, sotto forma di vino, birra, o analoghe bevande, vi sono anche certi valori e atteggiamenti culturali che favoriscono il loro consumo: il saper sopportare l’alcol è ritenuto ad esempio un segno di forza e virilità. L’alcol costituisce problema medico e sociale solo quando ne venga fatto abuso, se vengono cioè superati certi limiti nella sua assunzione. Ciò deve essere esaminato secondo due prospettive fondamentali: sotto quella della concentrazione momentanea dell’abuso, e sotto quella del prolungamento nel tempo. Quando l’abuso si realizza quale assunzione di quantità rilevanti di bevande alcoliche in breve spazio di tempo, si osservano un insieme di fenomeni somatici e psichici che configurano ciò che si chiama abitualmente ubriachezza ( o ebbrezza o etilismo acuto). Quando l’assunzione di quantità elevate di alcolici si prolunga nel tempo, oltre agli effetti legati ai singoli episodi di ubriachezza via via succedentisi, si manifestano anche altri sintomi, essi pure organici e psichici, che sono tipici dell’etilismo cronico, o alcolismo propriamente detto. Le ragioni che possono portare all’alcolismo sono molteplici. Fra le motivazioni individuali sono importanti le carenze e i disturbi di personalità, le deficienze intellettive, le nevrosi, le depressioni, certe psicosi: sono condizioni queste che possono facilitare la dipendenza dall’alcol, ma anche fra gli alcolisti, come fra i tossicomani, si possono riscontrare soggetti privi di predisposizioni e di disturbi di questo tipo. Più importanti sono certi tratti psicologici quali la depressione, l’instabilità emotiva, l’incapacità di superare i conflitti, l’insicurezza, la fragilità della personalità: i soggetti passivi, dipendenti, immaturi, tendono più facilmente a risolvere illusoriamente i problemi dell’esistenza mediante il ricorso a un mediatore chimico, quale è l’alcol, secondo la tipica modalità della eversione voluttuaria anziché attraverso le risorse interiori. L’influenza di fattori sociali e culturali è peraltro ugualmente importante, anche per questo tipo di devianza. La nostra cultura è anzitutto molto tollerante verso l’abuso di alcolici: ciò costituisce un fattore di per sé favorente l’accesso all’alcol e l’eccesso dei consumi. Le difficoltà e le frustrazioni della vita sono certamente determinanti e di notevole significato: mancano però nell’alcolista, contrariamente a quanto si verificava in passato per i consumatori di droghe, i significati oppositivi e di protesta. L’alcolismo costituisce una modalità di devianza tipicamente passiva, come disimpegno, evasione dalle responsabilità e dalle difficoltà, o come compensazione delle frustrazioni: si tratta perciò di una tipica condotta astensionistica e di rinunzia, caratterizzata dalla fuga nella gratificazione individuale in chiave voluttuaria.
Fonte: Gianluigi Ponti, Compendio di Criminologia, quarta edizione, 1999. (Ricerca curata da Cristina Maria Leoni)
Alcolismo (o etilismo) Intossicazione prodotta dall'abuso di bevande alcoliche. Si distingue una forma di alcolismo acuto, la comune ubriachezza, che nei casi più gravi può condurre al coma alcolico, e una di alcolismo cronico, che rappresenta un problema medico e sociale di grande importanza: l'alcolizzato cronico presenta infatti numerosi disturbi, organici e psichici, e facilmente va incontro a una grave sindrome, detta delirium tremens. (Rita Giorgi)

Alienazione 

Termine impiegato in vari contesti per indicare: A) la cessione di una proprietà con atto giuridico; B) l'attribuzione ad altri di atti che appartengono all'uomo; C) uno stato di alterazione della mente, con particolare riferimento alla disgregazione della personalità, alla "depersonalizazione" dell'Io (oggetto di studio della psichiatria); D) una condizione di estraneazione da se stessi, di perdita della propria identità, di ciò che si è o si potrebbe essere, se non sussistessero determinate cause "alienanti"; E) la subordinazione di fini che riguardano l'integrità dell'uomo, la sua formazione, la sua autorealizzazione, al conseguimento di obiettivi di carattere economico o politico (la ricchezza, il profitto, il potere); F) la perdità di identità culturale di chi si trova sradicato dalla propria cultura (come l'emigrante). (Stato e Società-Dizionario di educazione Civica-La Nuova Italia - 1998)

Alimentare, disturbi del comportamento

Anche se nosograficamente non rientrano tra i disturbi del controllo degli impulsi, ci occupiamo qui anche dei disturbi del comportamento alimentare a cagione della loro attuale pandemica e drammatica diffusione nella popolazione generale, specialmente di sesso femminile. Sono disturbi del comportamento alimentare l’anoressia nervosa e la bulimia nervosa e questo genere di disturbi contribuisce per una significativa quota alla disabilità cronica nel sesso femminile in età giovanile. Si tratta di due quadri psicopatologici distinti ma che possono prevedere passaggi dall’una all’altra forma nel corso del tempo. Per entrambi il sintomo unificante è rappresentato dalla paura fobica di acquistare peso.
V. anche: Anoressia, Bulimia
Fonte: Gianluigi Ponti, Compendio di Criminologia, quarta edizione, 1999. (Ricerca curata da Cristina Maria Leoni)

Allucinazione

Specifica espressione della patologia psicotica che consiste nel vedere, udire, o avere altre percezioni (tattili, olfattive, gustative, ecc.) senza che in concreto esista ciò che viene udito, visto, e via dicendo, anche se il malato è convinto della realtà di quanto percepisce. Ad esempio, un malato può vedere persone o animali o figure inesistenti ed essere certo della loro presenza, ovvero udire voci entro di sé che lo lodano o che lo insultano o che gli suggeriscono di compiere determinate azioni.  V. anche Psicosi.
Fonte: Gianluigi Ponti, Compendio di Criminologia, quarta edizione, 1999. (Ricerca curata da Cristina Maria Leoni)

Amnistia 

E'un provvedimento di carattere generale con cui lo Stato rinuncia a punire i soggetti che hanno commesso dei reati o rinuncia ad eseguire la pena già comminata.L'Amnistia è causa di estinzione del reato; è propria quando è concessa prima che sia stata pronunciata sentenza definitiva (in tal caso il reato viene cancellato definitivamente); è impropria quando interviene dopo la sentenza definitiva (in tal caso fa cessare la pena principale e quelle accessorie, ma lascia in vita gli altri effetti, per esempio ai fini della dichiarazione di recidiva). L'Amnistia (Art. 79 della Costituzione) deve essere concessa con legge deliberata dai due terzi dei membri di ogni Camera e non si può applicare ai reati commessi in un periodo successivo alla proposta del disegno di legge. (Stato e Società - Dizionario di educazione Civica - La Nuova Italia - 1998)

 

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